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La luce come risorsa da gestire con attenzione

16 Novembre 2021 cda58

Basta un semplice gesto… e luce fu!

Con un semplice gesto della mano, e forse ormai anche attraverso un nostro movimento o una breve frase rivolta ad un device collegato ad internet, possiamo comandare l’interruttore elettrico di casa o dell’ufficio dove lavoriamo per accendere il nostro sistema di illuminazione e vedere con maggiore facilità l’ambiente nel quale ci troviamo.

L’accendere a piacimento una fonte luminosa come una lampadina, un neon, o sempre più frequentemente un led, può sembrarci banale ma questo avviene solo perché ormai siamo abituati, da circa un secolo, a vivere in case, uffici, città cablate in maniera affidabile per fornire energia (elettrica) ai nostri impianti luminosi.

Ma non è stato sempre così anzi…

Prima dell’avvento della massiccia elettrificazione avvenuta in Occidente, soprattutto tra la fine dell’Ottocento ed il Novecento le persone erano abituate ad un’altra realtà scandita soprattutto dalla luce solare.
Per mia nonna nata nel 1902 è stato incredibile, in senso positivo, aver vissuto la rivoluzione tecnica che ha progressivamente condotto dalla luce delle candele e dei focolari alle prime lampadine ad incandescenza per passare poi agli attuali sistemi di illuminazione.

È vero che esistevano altri sistemi per ottenere un’illuminazione artificiale (pensiamo per esempio al fuoco, alle candele, alle lampade ad olio e simili) ma la loro bassa efficienza ed il loro significativo costo energetico non ha mai permesso di accedere nemmeno lontanamente alla luminosità che possiamo ottenere in maniera così diffusa, intensa e comoda oggigiorno.

Come vedremo tra poco questo scarso accesso alle fonti luminose nel passato della specie umana paradossalmente aveva anche dei vantaggi in termini di salute e benessere delle persone mentre attualmente dobbiamo gestire uno scenario molto più complesso fatto di grandi opportunità ma anche potenziali pericoli.

Luci e Ritmi, naturali e artificiali

Diversamente dalle condizioni attuali, fino alla fine dell’Ottocento (in Italia non prima dei primi decenni del Novecento) le persone in genere vivevano la loro vita seguendo i ritmi scanditi dalla transizione giorno/notte determinata dalla luce solare disponibile nelle sue variabilità stagionali.

Fu l’avvento e la diffusione dell’industrializzazione con la conseguente possibilità/necessità di lavorare anche in turni notturni che aprì la possibilità, adesso ormai presente pressoché in maniera ubiquitaria, di alterare i ritmi biologici del nostro organismo (chiamati anche ritmi circadiani) de-sincronizzandoli con quelli scanditi per milioni di anni di evoluzione biologica dall’alternanza giorno/notte.

Così come per il cibo, l’estrema facilità attuale nell’accedere ad una risorsa preziosa come la luce che dal punto di vista evoluzionistico è stata fino a tempi recenti sempre piuttosto limitata, ha comportato nuovi scenari ai quali dobbiamo adattarci gestendo sia i possibili vantaggi che i nuovi potenziali rischi.

Tutti conosciamo direttamente il piacere di poter godere di un ambiente luminoso anche oltre le cinque del pomeriggio di una giornata invernale (almeno nella nostra latitudine) ma l’opportunità di poter controllare a piacere la luminosità degli spazi che abitiamo apre anche la possibilità di esporci ad un ulteriore Stress dovuto alla desincronizzazione rispetto la corretta fisiologica alternanza naturale giorno/notte.

Social jet-lag

Diversi studiosi infatti ormai parlano di una società caratterizzata da una cronica esposizione luminosa artificiale, sia negli ambienti esterni che interni, molto sfasata rispetto i nostri ritmi biologici scanditi dalla luce solare; il termine inglese spesso usato è “social jet-lag”.

Come lo sfasamento rispetto il ritmo biologico del nostro organismo causato dai lunghi viaggi aerei (il cosiddetto “jet lag”) dove, ad esempio, possiamo viaggiare per diverse ore atterrando in una città in cui l’orologio segna lo stesso orario di quando siamo partiti, attualmente siamo esposti ad una quantità di luce artificiale fornita sia dai nostri stili di vita che dall’utilizzo di tecnologie mediate da uno schermo come la televisione, smarthphones, computer, etc. (di qui la parola “social” del termine “social jet lag”) che si traduce in uno Stress al quale corrisponde quindi uno sforzo di adattamento che molto spesso intacca il nostro benessere e la nostra salute.

Il fatto di vivere le nostre vite quasi esclusivamente (la stima è circa del 90% del tempo) all’interno di ambienti chiusi, (pensiamo al tempo che trascorriamo nelle nostre case, dove lavoriamo e nei mezzi di trasporto che utilizziamo), dove si accede principalmente e quasi esclusivamente alla luce artificiale e non a quella solare, combinato agli intensi e prolungati impegni che, in genere, caratterizzano le nostre vite (sia a livello professionale che personale), ha indotto cambiamenti dei ritmi biologici che determinano i nostri comportamenti, la nostra salute e la qualità di vita che conduciamo.

Il paradosso che viviamo attualmente consiste nel fatto che malgrado possiamo intenzionalmente decidere a piacimento quanto ci esponiamo alla luce dei nostri ambienti grazie alle conoscenze accumulate ed alla tecnologia disponibile soprattutto nell’ultimo secolo, siamo pur sempre caratterizzati da limiti determinati dalla nostra architettura biologica.

Neuroni dell’occhio che non servono per vedere

E’ del 2002 la scoperta di una tipologia specifica di circa 5000 recettori della retina (denominati ipRGC) che, pur non avendo una funzione visiva, sono dedicati alla percezione della luce per regolare la nostra fisiologia.

Questa scoperta ha dimostrato l’importanza del meccanismo attraverso il quale gli stimoli luminosi che percepiamo influenzano (attraverso una proteina chiamata melanopsina) la produzione cerebrale di una molecola (melatonina) la quale a sua volta induce il sonno e di conseguenza molte altre funzioni connesse con questa parte della giornata alla quale necessariamente dedichiamo circa un terzo di tutto il tempo che abbiamo a disposizione.

Da studi molto recenti sappiamo che c’è un legame tra l’esposizione eccessiva alla luce artificiale e la riduzione della produzione di melatonina (chiamata anche “l’ormone del sonno”) che può indurre problematiche legate al sonno, il senso di affaticamento, il mal di testa, la capacità di gestire lo stress negativo, l’ansia, la depressione e molte altre problematiche metaboliche che comprendono anche il rischio cardiovascolare, l’obesità e lo sviluppo di tumori.

Per milioni di anni gli stimoli luminosi prodotti dal sole hanno regolato il nostro funzionamento fisiologico in termini di produzioni ormonali e di stimolazioni neurologiche al fine di ottimizzare il nostro funzionamento ma il moderno, diffuso e virtualmente infinito accesso attuale alle fonti luminose unito ad una cultura errata che vede, ad esempio, il sonno come un aspetto negativo da limitare più possibile perché percepito come perdita di produttività o vitalità (pensiamo ad esempio a frasi come «Avrò tutto il tempo che vorrò per riposare quando sarò morto» o la presunta irrealistica operatività “h24”) possono essere molto pericolose per la nostra salute.

L’importanza di un consiglio professionale

Per questo motivo quando pensiamo alla fonte luminosa da progettare nei nostri ambienti domestici così come quelli lavorativi occorrerebbe rivolgerci a professionisti che conoscono quanto la corretta illuminazione e quanto i corretti comportamenti possono migliorare la nostra qualità di vita, produttività e la nostra salute.

Il capire quale tipologia di luce (nelle sue caratteristiche fisiche di luminosità, frequenza, etc.) sia corretta in uno specifico contesto contraddistinto dal particolare comportamento che dobbiamo mettere in atto (quell’illuminazione ci servirà per leggere, lavorare al computer, fare attività motoria, cucinare o rilassarci mentre guardiamo la televisione?) in una determinata finestra temporale della giornata (di mattina, pomeriggio, sera, notte?) richiede una professionalità specifica che ci permette di ridurre notevolmente lo Stress quotidiano che viviamo ripetutamente nei vari ambienti che abitiamo.

Questa migliore gestione dello Stress derivante da una corretta illuminazione, combinata ad un comportamento corretto legato all’utilizzo della fonte luminosa, può sembrare poco significativa ma questo è dovuto ad una falsa percezione che normalmente abbiamo (tecnicamente si chiama “bias cognitivo”) che tende a sottostimare gli effetti negativi delle nostre azioni nel tempo.

Così come una mano sollevata a livello della testa per un secondo non ha un apparente impatto in termini di sforzo ma tenuta una decina di minuti risulta essere ben più pesante, similmente uno sforzo visivo protratto per ore per compensare un’illuminazione troppo (o troppo poco) intensa causa nel tempo problematiche di vario genere.
Similmente, l’esporsi ad una illuminazione magari anche corretta per la finalità che dovrebbe avere in modo eccessivamente protratto per troppe ore serali/notturne conduce inevitabilmente ad intaccare significativamente la nostra qualità del sonno per l’effetto di desincronizzazione del nostro ritmo biologico.

Come abbiamo ormai capito, una luce corretta dal punto di vista visivo non equivale sempre ad una luce che promuove la nostra salute, per esserlo occorre analizzare anche il contesto in cui avviene il suo utilizzo.

La differenza che possiamo avere tra un’illuminazione scelta del tutto superficialmente (dettata magari solo dal criterio economico) ed una scelta molto più consapevole proposta da un professionista che considera gli studi scientifici esistenti e l’analisi dei comportamenti adottati dal fruitore di quell’illuminazione, si traduce in una differenza notevole nello Stress giornaliero che dobbiamo affrontare, solitamente protratto per i diversi anni di utilizzo di quell’illuminazione, con le conseguenti molteplici implicazioni per la nostra salute.

Anche se la consulenza di un professionista inizialmente può sembrare una scelta più dispendiosa, senza dubbio tutti gli studi ci indicano che questo maggiore costo iniziale viene ripagato ampiamente dai notevoli vantaggi in termini di salute, qualità di vita, produttività e sostenibilità economica ed ecologica nel medio e lungo periodo.

Bibliografia

  • https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/neuroscienze/troppa-luce-artificiale-nuoce-alla-salute
  • https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16687322/
  • Panda S, Sato TK, Castrucci AM, Rollag MD, DeGrip WJ, Hogenesch JB, Provencio I, Kay SA. Melanopsin (Opn4) requirement for normal light-induced circadian phase shifting. Science. 2002; 298:2213–2216.
  • https://www.lescienze.it/news/2013/05/25/news/luce_artificiale_deprivazione_sonno-1669800/
  • https://iovs.arvojournals.org/article.aspx?articleid=2401204

Massimo Agnoletti, Ph.D.

Sono psicologo ed ho un dottorato di ricerca, il mio lavoro consiste nel tradurre le preziose informazioni scientifiche della Psicologia in strategie e comportamenti per migliorare il benessere e la salute delle persone.

Sono un esperto di Stress con esperienza pluriennale e mi occupo di questo argomento con una prospettiva integrata psico-neuro-endocrino-immunologica.

www.massimoagnoletti.it

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